Donne in carriera: intervista alle tre sorelle de “La Callaltella”
Per la nostra prima intervista, abbiamo deciso di parlare con Antonella, Elena ed Elisabetta Bonetto, le tre sorelle cuore pulsante dell’azienda vinicola “La Callaltella”.
Durante la nostra chiacchierata, abbiamo percepito dalle loro parole e dai loro sorrisi (anche se visti soltanto attraverso un display in videochiamata su Google Meet) un senso di profondo attaccamento ed amore verso la loro azienda e per ciò che viene prodotto, oltre che per il loro legame di sorellanza.
Ci hanno raccontato il loro passato, il loro presente, ciò che sperano per La Callaltella del futuro e come hanno affrontato e superato ogni problema, da quelli legati all’avere un’azienda vinicola, fino a che cosa significhi essere donna nel mondo lavorativo di oggi.
Vi auguriamo una buona lettura, nella speranza che possano essere per tutti un modello da seguire, proprio come lo sono per noi!
QUAL è LA STORIA DELLA CALLALTELLA?
La Callaltella è nata nel 1951 da nostro nonno e dai suoi due fratelli. La sua storia è lunga e ricca di cambiamenti, frutto di tanti sacrifici familiari, tra cui l’emigrazione dei nostri nonni in Francia per la mancanza di posti in casa, mentre i nostri zii lavoravano in mezzadria, al loro ritorno in patria, all’acquisto dei terreni, fino ad arrivare ai nostri giorni, in cui abbiamo preso noi la guida de La Callaltella.
DA DOVE NASCE IL NOME “LA CALLALTELLA”?
Questo nome viene da una delle vie collaterali dell’arteria principale del territorio di Treviso, cioè Callalta. Abbiamo deciso di tenere questo nome per rimanere legate alla nostra terra e alle nostre tradizioni. La Callaltella è un’azienda che guarda al futuro, senza però dimenticare le proprie origini.
Oggi, l’azienda conta 10 ettari di terreno, dal quale vengono ricavate le nostre 12 differenti tipologie di vino. Ogni vino è completamente prodotto da noi, dalla raccolta a mano fino all’imbottigliamento: possiamo dire di aver maturato un ottimo numero di clienti esportando in Italia e all’estero.
COME è STRUTTURATA L’AZIENDA?
La nostra è un’azienda dinamica, in continua evoluzione. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da fare o da proporre: è proprio questo che alimenta sempre più il nostro entusiasmo. Da quando guidiamo La Callaltella, di scelte importanti ne abbiamo fatte parecchie. Nel tempo, ci siamo rese conto di dover dare continuità ad alcune tradizioni; nel contempo, abbiamo capito di dover necessariamente cambiare alcune dinamiche lavorative. Il nostro primo obiettivo, come terza generazione de La Callaltella, era passare da un’azienda familiare ad un’azienda vera e propria.
Cosa è cambiato da “azienda familiare” ad “azienda vera e propria”?
Prima non c’era una vera e propria distinzione, i guadagni e le spese erano in comune, i soldi in più venivano divisi, “si faceva tutto in casa”: questo oggi non è più permesso. Inoltre, dal punto di vista aziendale, c’erano sì dei ruoli, ma che non riuscivano a comunicare tra loro. Siamo andate avanti comunque, ma senza una vera e propria organizzazione. Ad esempio, le riunioni erano praticamente degli incontri nel cortile di casa.
Ora ognuna di noi ha un ruolo ben preciso: Elisabetta è la responsabile commerciale, Elena la responsabile amministrativa e Antonella, in realtà, è titolare del salone Incanto Parrucchieri, ma è sempre presente in azienda quando ce n’è bisogno.
Un tempo come si faceva “business”?
Praticamente, l’azienda ha lavorato sempre e solo con clienti privati, quelli a cui vendere il vino sfuso. Inizialmente, questi clienti erano parenti che emigravano in Lombardia e Piemonte: le damigiane venivano caricate in treno, per farle scendere, ad esempio, alla stazione di Milano. Nostro papà ci raccontava spesso che, da piccolo, restava a fare la guardia alle damigiane, mentre nonno consegnava il vino con il carrettino. Al giorno d’oggi, pensare di lasciare un bambino da solo con delle damigiane alla stazione di Milano è assurdo, eppure un tempo era proprio così. Comunque sia, è proprio da questa tipologia di “business” che ha avuto origine la nostra azienda.
COM’è IL VOSTRO MODO DI FARE BUSINESS?
Se prima si vendeva unicamente a clienti privati, adesso abbiamo sviluppato anche un mercato all’ingrosso, quindi vendiamo i nostri prodotti a enoteche, bar, ristoranti, macellerie, gastronomie, cicchetterie, hotel, stabilimenti balneari, pastifici e così via. Quindi, adesso, i nostri clienti spaziano dal privato che acquista box e bottiglie, alle aziende che espongono i nostri prodotti al pubblico.
Effettivamente, in Italia, il mondo dell’agricoltura è visto da molti come simbolo di tradizioni e non avvicinabile al concetto di moderno…
Sì, il nostro settore è chiamato “primario”, ma in realtà è sempre rimasto indietro e non si è mai messo davvero in discussione. Inoltre, con il passare del tempo, ci siamo rese conto che il nostro vino, sebbene rientri nella categoria dei beni primari, non rappresenta un alimento di prima necessità. Però, allo stesso tempo, muove molte persone, di qualsiasi generazione, dalla produzione alla degustazione, diventando per molti l’accompagnamento principale di ogni pasto in abbinamento a quasi tutti i prodotti della nostra tavola. Concretamente, il vino è una delle parti principali della nostra cultura italiana.
QUALI SONO I VOSTRI PUNTI DI FORZA?
È fondamentale l’unione tra noi, essere una squadra: per questo, il nostro punto di forza è sicuramente il dialogo. Nel tempo, abbiamo capito sempre di più che comunicare è alla base di tutto e abbiamo imparato a farlo. Il secondo punto di forza è quello di non scendere a compromessi con la modernità. Ad esempio, nostra mamma, che è venuta a mancare quattro anni fa, ci ha detto fino all’ultimo di continuare con la raccolta dell’uva a mano: ora, sappiamo che questo è il modo migliore per avere un prodotto di altissima qualità, rispetto alle altre aziende che optano per l’utilizzo dei macchinari. Ci sembrava stupido? Certo! Poi, però, abbiamo capito che invece è proprio questa la nostra forza.
Adesso vi faccio una domanda importante…
COME SARà LA CALLALTELLA TRA 10 ANNI?
Sicuramente, ci piacerebbe avere una continuità nel duro mondo delle partite IVA. Inoltre, ci piacerebbe che La Callaltella non sia una delle tante aziende vinicole, piuttosto che venga riconosciuta sempre più come brand per la qualità e il valore dei prodotti proposti. Vorremmo crescere a tal punto che siano le stesse enoteche a cercarci, in modo tale da contare su una maggiore stabilità economica, visto che negli ultimi anni abbiamo dovuto tirarci su le maniche e risolvere problemi che provenivano dal passato. In un certo senso, la nostra può essere definita una start-up che, però, si porta sulle spalle un’azienda di 70 anni. Probabilmente, se fosse nata da zero, non avremmo avuto tutti questi problemi, ma siamo donne, “se non sono problemi, non li vogliamo!”.
Visto che, oltre ad essere sorelle, siete legate dal fatto di essere donne…
COM’è PER UNA DONNA LAVORARE NEL MONDO DELLE AZIENDE AGRICOLE?
Se lavorassimo fra sole donne non sarebbe così difficile, forse… Essendo un lavoro storicamente maschile, ci confrontiamo quasi sempre con uomini, che spesso e volentieri sono tradizionalisti e conservatori, quindi non è sempre un’impresa facile. Spesso capita di vivere situazioni particolari, dove è evidente che chi ci troviamo di fronte ci sottostimi in quanto donne e ci prenda decisamente sottogamba. Però, facendo formazione, abbiamo imparato ad affrontare anche questo tipo di situazioni, anche se è evidente che dobbiamo fare di più per dimostrare il nostro valore.
Vi sono capitate situazioni “imbarazzanti”?
Sì, assolutamente. C’è stato un uomo che chiedeva di parlare con il titolare. Quando è stato evidente che nessun titolare “maschio” sarebbe mai arrivato, ci ha risposto che credeva di poter parlare con uomini, poiché era lì per vendere delle macchine agricole.
Credete che la situazione continuerà ad essere così a lungo?
No, il cambiamento c’è, perchè noi donne che siamo nel mondo dell’imprenditoria o che lavoriamo come collaboratrici che hanno preso coscienza del proprio ruolo siamo capaci di poter fare tutto. Ogni donna, soprattutto ogni mamma di figli maschi, ha il compito di insegnare ai propri figli e nipoti il rispetto per la donna.
COSA CONSIGLIERESTE AD UN GIOVANE O AD UNA GIOVANE CON IL DESIDERIO DI APRIRE UN’AZIENDA VINICOLA?
Per entrare nel mondo delle aziende vinicole, ci sarebbero molti consigli da dare… Dovendone scegliere soltanto alcuni, il primo è senza ombra di dubbio quello di avere chiara in mente una destinazione ben definita. Successivamente, avendo chiaro l’obiettivo, è essenziale tracciare il percorso da seguire, pianificare tutto dalla A alla Z, dal commerciale alle finanze ed avere tutto sotto controllo tenendo sempre bene a mente la strada da seguire. In questo lungo cammino, non si è soli. Possiamo anche avere ottime idee e compiere azioni perfette, ma ciò di cui non si può fare a meno è avere affianco dei validi compagni di viaggio per diventare davvero grandi.