Affiancamento lavorativo: 6 regole per renderlo utile
Affiancamento lavorativo… Sì? No? Ni? Affiancamento lavorativo: cos’è? Come renderlo utile? Queste sono solo alcune delle domande alle quali cercheremo di rispondere, chiarendo al meglio quelle che sono le regole per rendere utile l’affiancamento lavorativo.
Il giusto approccio ai collaboratori
Affiancamento, in inglese “on the job training”, letteralmente significa “mettere a fianco”, ma il senso più profondo di questa parola è sostenere. Nel concreto, infatti, l’affiancamento è un processo finalizzato a sostenere e aiutare il dipendente in fase di apprendimento sul posto di lavoro e durante l’orario lavorativo.
LE REGOLE PER RENDERE UTILE L’AFFIANCAMENTO LAVORATIVO
L’affiancamento non è un processo da sottovalutare o addirittura trascurare. Pensare di risolvere tutto in futuro con un corso di formazione è un rischio che non puoi permetterti di correre.
Un corso di formazione permette al tuo dipendente di aumentare le sue conoscenze teoriche, anche attraverso simulazioni pratiche. Il miglior modo, però, per apprendere e soprattutto applicare è partire da subito con il piede giusto, creando delle fondamenta solide. Per farlo, l’unico modo davvero efficace è l’affiancamento.
Troppo spesso, però, il termine “affiancamento” diviene sinonimo di trascinare e non più di sostenere. Ed è proprio qui che diventa un problema al quale è difficile rimediare velocemente. Per questo, vogliamo condividere con te quali sono per la Nera Business le regole per renderlo davvero utile.
AVERE UN METODO DI AFFIANCAMENTO
Nel mondo del lavoro, c’è l’idea sbagliata del “chi è bravo in qualcosa, sa anche insegnarlo”, quindi “chi è bravo a vendere, sa anche insegnare a vendere”. Non è così! Come non si nasce venditori, non si nasce neppure insegnanti.
Infatti, il primo step è quello di avere un metodo di affiancamento. Non puoi improvvisarti un insegnante, non puoi pensare che fare una breve e superficiale presentazione dell’azienda e dei metodi di lavoro possa essere un affiancamento.
Non avere un vero metodo di affiancamento lavorativo potrebbe dare al tuo junior informazioni confuse, incomplete o, addirittura, sbagliate.
Per questo, è essenziale:
- saper entrare in empatia con il junior;
- avere una buona capacità di risoluzione dei problemi;
- essere competenti nel proprio lavoro:
- saper insegnare il proprio lavoro.
SAPER FAR FARE
Una delle prime regole per essere un buon affiancatore o una buona affiancatrice, cioè un buon senior, è quella di saper far fare. Con la tua esperienza nel settore, sarai un ottimo punto di riferimento per il tuo junior, che potrà vederti all’opera, analizzare i tuoi metodi e le tue strategie. La parte fondamentale di questo processo, però, è la pratica.
Nell’affiancamento, studiare e ripassare la parte tecnica e teorica delle dinamiche lavorative è importante solo nel momento in cui gli insegnamenti vengono messi in pratica con l’attenta supervisione del senior.
Molto spesso, per poter avere risultati immediati, il senior preferisce fare al posto del suo junior, limitando l’affiancamento ad una semplice osservazione controproducente. Invece, il compito più difficile è proprio quello di avere pazienza, finché non sarà egli stesso a raggiungere i risultati prefissati. “Fare” porta risultati in minor tempo, ma “far fare” ti porterà ad aver davvero formato un’altra persona. Questo collaboratore in futuro porterà risultati all’azienda insieme a te, quindi il doppio dei risultati che avresti potuto ottenere con il semplice “fare”.
AFFIANCARE, MA NON TROPPO: LA DURATA
Adesso dirai: “Ma come? Affiancare… Ma non troppo? E allora?”.
Sì, è proprio così, è fondamentale affiancare, ma è altrettanto importante non farlo in modo eccessivo, come abbiamo detto sopra, e non farlo per troppo tempo. Un’altra delle problematiche dell’affiancamento è la durata.
I rischi che corri con un affiancamento lavorativo lungo sono due:
- diventare un modello irraggiungibile, quindi portare il tuo dipendente a dire: “Cavolo, io non sarò mai come lui/lei!”
- deresponsabilizzare il tuo collaboratore, quindi abituarlo al tuo sostegno fisso, che lo porterà a non essere mai davvero responsabile del suo lavoro, appoggiandosi piuttosto totalmente a te.
Il senior, allungando i tempi dell’affiancamento, dimostrerà più e più volte le sue abilità nel raggiungere gli obiettivi, magari anche con facilità. Così il junior vedrà sempre di più la distanza fra sé e il suo affiancatore e quando il senior “sbolognerà“ alcune cose da fare, l’affiancato non riuscirà a portarle a termine.
Questo perché? Perché pur avendolo affiancato troppo a lungo per renderlo autonomo e responsabile, otterrai in realtà l’effetto contrario, cioè lo avrai reso dipendente da te e soprattutto lo deresponsibilizzerai dai suoi doveri.
Sicuramente, “lasciandolo solo” prima, i risultati arriveranno più lentamente, proprio perché non sarai più tu a raggiungerli al suo posto, ma non avere fretta, come abbiamo detto prima, sii paziente perché man mano i risultati aumenteranno e riuscirà a raggiungerli anche in minor tempo.
Per aiutare il tuo junior ad accorciare i tempi, potresti:
- concentrarti su un miglioramento alla volta, quindi non pretendere tutto e subito;
- lasciare più spazio alla pratica, che alla teoria.
SENTIRSI IL PRIMO RESPONSABILE DI CIò CHE ACCADE
Una delle prime regole per gestire i problemi in azienda è sentirsi il primo responsabile di ciò che accade.
Il senior, per coinvolgere a pieno il suo junior, ha bisogno di fargli comprendere la vera importanza del suo lavoro e quindi quanta responsabilità abbia. Il junior deve necessariamente capire che le cose dipendono da lui, in quanto primo responsabile di ciò che accade. Se fin da subito comprende che è una propria responsabilità e di nessun altro, sarà più facile renderlo autonomo, senza che debba dipendere da te ogni volta. In questo caso, preparati a vedere degli errori, delle imperfezioni, delle sbavature e sii pronto ad aiutarlo ad aggiustare il tiro. Solo così, ogni errore diventerà un insegnamento.
RIPETERE
Se sei arrivato a leggere fino a qui, avrai capito che per affiancare è fondamentale avere una buona dose di pazienza. Infatti, un altro punto essenziale è: ripetere.
C’è un detto: “Paganini non ripete”, ma tu non sei Paganini. Se vuoi essere un buon affiancatore e un buon insegnante, sappi che quello che tu hai già assodato non per tutti è facile da applicare immediatamente. Per questo, è fondamentale fermarsi e ripetere.
Anche quando avrà appreso e applicato, è tuo dovere ripetere sempre, non perché il tuo junior non comprende, piuttosto perché ripetere non fa mai male. Anzi, è utile al collaboratore, per fissare le conoscenze, e a te. Sì, anche per te è fondamentale, perché ripetere e quindi insegnare sono le giuste azioni per migliorarsi ogni giorno di più.
INSEGNARE AD AFFIANCARE
Infine, tutto quello che hai imparato, quindi il tuo metodo di insegnamento, gli errori, le correzioni, le tue esperienze devono essere la base utile per le altre persone.
Non potrai per sempre essere tu ad affiancare. Per questo, è importante che tutti abbiano un esempio di affiancatore nella propria azienda e che quest’ultimo sappia insegnare ad affiancare anche agli altri.
Quindi affiancamento lavorativo sì o no?
Affiancare sì, assolutamente, seguendo però le regole per renderlo utile davvero. Ricorda: non trascinare, ma sostieni!